lunedì 24 ottobre 2011

Fugerit invida aetas

Ci stavo pensando in questi ultimi giorni. Sarà che il cambio di stagione improvviso mi ha ricordato che non ho una salute indistruttibile e che questa non durerà molto; sia come sia, ho fatto questa considerazione, una sorta di folgorazione in dormiveglia.

Penso di essere uno dei pochi della mia compagnia che il giorno del suo compleanno non ha dimostrato un malcelato imbarazzo per essere davanti alla prova che un altro anno è terminato. Mi spiego meglio. Alcuni miei amici si sono tolti degli anni («Quanti anni compi?» «20... per l'ottava volta»), altri quasi si strappavano i capelli dalla frustrazione («Oddio! *** anni! Da qui ai 30 è un attimo! E poi per i 40 è tutto in discesa! Sono a un passo dalla tomba! Volevo rimanere teenager!»), altri si sono limitati a un'espressione eloquente, come per dire "Eh, che ci posso fare? sono vecchio".

Io invece – con una punta di superbia, lo ammetto – non ho neanche sentito il bisogno di scherzarci sopra. Anzi, nell'ultimo periodo mi sono trovato a pensare cose come "Non vedo l'ora di avere 25 anni, solo per il gusto di poterlo dire!". Forse dopo 4 anni di università and counting mi sono rotto e spero di cambiare vita al più presto. Più probabilmente è perché la mia vita, almeno negli ultimi 5-6 anni, a parte brevi frenate è stata un miglioramento continuo. Non ho nessun motivo di voler tornare indietro e non rimpiango nulla della mia adolescenza (piuttosto, l'ho cancellata); al contrario, sono ansioso di andare avanti. Non mi spaventa il tempo che passa, non mi spaventano i capelli che cadono né mi spaventa sentirmi chiamare per quello che sono.

Dirò un'eresia ma... temo di essere diventato ottimista.

1 commento:

  1. Beh dai allora tra poco anche io diventerò ottimista!!! Anche se in verità mi basterebbe uscire dal giro dei 22 (è un numero che mi fa proprio schifo!!!)

    RispondiElimina

Aggiungi un commento