domenica 27 marzo 2011

Approssimativamente

Fino a pochi mesi fa, da bravo perfezionista, ho sempre visto le approssimazioni come una sorta di affronto a una presunta Verità perfetta, irraggiungibile, ma dalla quale allontanarsi è peccato. Il timore di perdere una minima parte di informazione mi assaliva davanti a ogni arrotondamento. (Ovviamente non sto parlando solo di numeri, è una metafora – sì, lo so, è brutto segnalare una metafora, il lettore dovrebbe riconoscerla da solo, ma non confido così tanto nel genere umano.)

Devo ringraziare l'ingegneria e le scienze "inesatte"[1] per avermi insegnato che non solo l'approssimazione è necessaria (fosse solo questo, continuerei a considerarla un peccato veniale, che ogni volta richiede un atto di penitenza), ma spesso è buona: ci semplifica la vita senza impedirci di raggiungere l'obiettivo. L'importante è saper gestire l'errore, quindi conoscerlo e prevederlo – e qui sta la difficoltà, ma è tutta un'altra storia.

Meglio ancora: in alcuni casi l'approssimazione non ci fa perdere proprio niente, perché cancella una parte di informazione che non abbiamo mai avuto. Spesso infatti ci sembra di essere più precisi di quanto ci possiamo permettere con gli strumenti che abbiamo. Proprio qui volevo arrivare. Noi umani tendiamo a sopravvalutare la nostra conoscenza, la nostra percezione del mondo. Il nostro orgoglio (chiamatelo come volete), stupidamente, ci impedisce di sospendere il giudizio, quando non abbiamo abbastanza informazioni.
Possiamo vederlo come un errore sulla nostra precisione, un'approssimazione della nostra capacità di approssimare, in pratica un errore di approssimazione del nostro errore di approssimazione... Ok, è meglio se mi fermo qua.

Ad ogni modo, è solo una questione di atteggiamento; basta veramente poco, talvolta. Basta un minimo di accortezza, basta conoscere minimamente i propri limiti, farsi qualche domanda in più. Però, come sto maturando in questi anni, la gente è scema – detto molto terra-terra – oppure, per dirlo in modo più fine, "la media è veramente bassa".



[1] Cioè tutte, da un certo punto di vista, ma non voglio aprire una questione filosofica dentro un'altra questione filosofica

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