domenica 13 febbraio 2011

Orrori da gustare — Una storia di agghiacciante superficialità

È avvenuto realmente poche ore fa a casa mia, ad una tavolata di parenti.

Tutto è partito da una notizia banalissima (spero di riportarla correttamente): in un qualche aeroporto di Milano hanno dovuto catturare dei conigli selvatici perché si trovavano sulla pista, ma per le proteste degli animalisti non hanno potuto abbatterli ma li hanno semplicemente catturati e portati da un’altra parte, dove non avrebbero fatto danni.

Mio nonno materno e il compagno di mia nonna paterna si sono quindi scambiati delle battute dapprima critiche fino a diventare agghiaccianti.

«Ah questi animalisti, non hanno nulla da fare.»
«Dovevano ignorarli e sparare ai conigli.»
«No, dovevano sparare direttamente agli animalisti.»
«Ah, se c'era il tuo amico...!» (ossia Mussolini)
«Lui sì che sapeva mantenere l'ordine!»

Fino a poco tempo fa avrei ignorato una situazione del genere, mi sarei controllato per non creare tragedie familiari, ma questa volta proprio non sono riuscito a trattenermi e ho sbottato.
«Meno male che non c'è più! Vivaddio che non c'è più! Altrimenti saremmo rovinati!»

Nonna materna: «Ma cosa stai dicendo, sai benissimo che per lui è una figura sacra, che ci tiene tanto, e dovresti rispettare le sue convinzioni. Mussolini ha fatto anche molto bene al Paese.»

«Ah sì? Ma sapete veramente come faceva a mantenere l'ordine? Se uno non era d'accordo con lui, ad essere fortunato lo spediva in un'isoletta scollegato dal mondo, altrimenti lo faceva pestare a sangue oppure lo mandava direttamente sotto terra.»

Compagno della nonna: «Ma cosa ne sai tu che non eri ancora nato!»

«Forse ne so io di più che non ero ancora nato ma ho studiato la storia di te che avevi cinque anni.»

Il compagno della nonna mette fine alla discussione dicendo, in parole povere, che non gli piace toccare l'argomento per evitare di litigare a tavola.

Subito dopo il dolce, non contenti, gli stessi due vecchi di prima si fanno prendere da un accesso di populismo forcaiolo. Si parlava di un conoscente che si è suicidato impiccandosi.

Madre: «Quando uno vuole suicidarsi, alla fine ci riesce in ogni modo.»
Compagno della nonna: «Eh sì, ci riescono perfino in carcere, dove sono sorvegliatissimi.»
Nonno: «Ma quelli se si suicidano tutti ci farebbero un favore!»
(battute successive tagliate per motivi di decenza)

Di nuovo non ci ho visto più e con un tono estremamente alterato (ancorché trattenendomi dal tappare loro le bocche infilandoci di traverso delle bottiglie di grappa) ho ribattuto:
«E se succedesse a uno qualsiasi di voi o a un vostro amico? Mettiamo che uno sia in carcere in attesa della fine del processo, con la sua reputazione ormai rovinata; anche se questo viene assolto, quanto è facile che voglia impiccarsi nel frattempo? Ma vi rendete conto di quello che state dicendo? Ci vuole un minimo di rispetto quando si parla di queste cose!»

In quell'istante, con la mia massima soddisfazione, è sceso il gelo sulla tavolata. I due forcaioli avevano un'espressione imbarazzatissima, totalmente incapaci di rispondere. L'argomento è caduto, siamo rimasti in silenzio per un minuto buono.

Anche se non ero l'unico a pensarla così, ma ho semplicemente detto quello che nessuno aveva voglia di dire in quel momento, mi sconforta vedere che anche nella mia famiglia si trovano esempi di superficialità disarmante, di populismo sciatto. E mi rattrista ancora di più sapere che quelli come loro sono tantissimi, troppi.

1 commento:

  1. bravissimo..anche se posso immaginare il silenzio con i parenti,hai fatto solo bene

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